EP.08: COME SCEGLIERE IL SITO WEB IDEALE PER LA TUA ATTIVITA’

Ascolta “008: Come scegliere il sito web ideale per la tua attività” su Spreaker.

Le tipologie di sito
Esistono i siti one-page, che sono siti molto semplici di una sola pagina dove viene descritto chi fa cosa e a chi è rivolto il prodotto/servizio. Vanno bene per professionisti che lavorano soprattutto offline ma hanno comunque bisogno di una pagina per farsi conoscere sull’online.
Ci sono poi i siti a più pagine, che sono una versione elaborata di quanto sopra. Qui naturalmente si possono aggiungere le pagine classiche about, servizi, portfolio/presentazione lavori, contatti e così via. La differenza con il primo è che c’è più spazio per entrare più nel dettaglio, per suddividere le varie categorie di argomenti di cui si vuole parlare e rendere il sito più organizzato nel caso in cui abbia molto contenuto.
Esistono i siti e-commerce, in questo caso parliamo di siti che sono vere e proprie piattaforme di vendita. Se ne trovano tantissimi e sono tantissime le dimensioni delle compagnie che li usano. Tutte queste compagnie hanno comunque un punto in comune: vendono prodotti.
Poi ci sono i siti che vendono corsi digitali, costruiti sulle cosiddette piattaforme e-learning. Qui ci sono tutti quelle imprese e professionisti che offrono corsi di svariato genere. Possono essere siti di proprietà, che quindi contengono tutti i corsi di una sola impresa, oppure siti di corsi veri e propri, dove ci sono regole per poter far parte dei docenti che possono proporre il loro corso sulla piattaforma di terzi. Questo è anche molto interessante per farsi conoscere, ampliare i propri seguitori e il proprio mercato soprattutto se si è professionisti che offrono servizi.
Infine ci sono i blog, che sono siti che racchiudono una serie di articoli aventi un tema unico, un filo conduttore. Funzionano per quanto riguarda la SEO e dunque si usano per le strategie a lungo termine: mano a mano che l’argomento di cui si tratta viene cercato nei motori di ricerca (Google, ecc), il sito sale in classifica e si posiziona in alto permettendo al suo proprietario di essere sempre più visibile.

Qual è il sito web giusto per me?
Naturalmente a seconda di ciò che offri dovrai scegliere la tipologia di sito più adatto a te. Quello che puoi offrire può essere raggruppato in tre macroaree: prodotti, servizi o corsi.
Per chi offre prodotti, sicuramente la conformazione di sito più adatto è l’e-commerce. In questo caso, non intendiamo un sito generico di vendita su larga scala (stile Amazon) ma un sito più piccolo, proprio, nel quale poter vendere i direttamente propri prodotti. Perchè ci tengo a specificarlo? Perchè sono due tipi di sito molto diversi. Innanzitutto, con un sito proprio si possono vendere i propri prodotti direttamente, quindi avere più margine di guadagno. Poi, con un sito proprio si possono applicare moltissime strategie di brand che rendono più vero e autentico il contatto con il cliente finale, arricchendo anche la sua esperienza. In questo modo, il nostro non sarà un prodotto tra tanti, magari quello che costava meno, ma avrà una storia e porterà con sè anche tutti i valori del nostro brand.
Per chi offre servizi invece, c’è più gioco. Se sono servizi offline, e per ora ci si vuole indirizzare solo su quelli, un buon punto di partenza è un sito one-page. Le classiche cose da riportare saranno il core business, la spiegazione del servizio offerto, le testimonianze di clienti soddisfatti e i contatti. A questi si possono aggiungere svariate cali to action, come per esempio prenotare una videochiamata, iscriversi ad un evento gratuito o scaricare una guida o un campione omaggio del vostro servizio. Da qui, si può integrare una parte di piattaforma e-learning se si intende offrire anche dei corsi, oppure integrare una parte di e-commerce riservato ai differenti tipi di servizi offerti.
Altra cosa che si può fare è aggiungere un blog. Può essere o aggregato ad un sito come quello più completo appena visto, andando quindi a inserire una sezione riservata ad un blog sulle ultime tendenze, i punti di vista, le opinioni in merito di un determinato argomento. Oppure si può anche fare soltanto un blog. Diciamo che, in generale, il blog ben usato è un potente strumento di marketing, che permette di ottenere nuove persone interessate ai temi che trattiamo e che quindi si affilieranno a noi grazie ai problemi che, di volta in volta, con i nostri testi risolviamo. Arriverà un punto in cui, alcuni di questi seguitori, sceglieranno di comprare il nostro servizio perchè veri e propri affiliati del nostro marchio. Questo cosa significa? Persone che credono in noi, e che quindi compreranno con più facilità quello che gli offriamo.
Naturalmente poi ci sono tutti gli ibridi del caso, per esempio vendita di prodotti e servizi correlati (per esempio, di recente mi sono imbattuta in un sito che vende oggetti mesoamericani tradizionali per la cura del corpo femminile nel periodo del parto e del post parto, che ha aggiunto alla sua proposta corsi online e offline su come utilizzare questi oggetti). Oppure, il blog può essere unito ad un sito e-commerce, per raccontare di più sui prodotti venduti. O ancora, si possono unire l’e-learning e il blog.

Recapitolando
Vendi dei prodotti? L’e-commerce fa al caso tuo, se vuoi aggiungerci un blog o tutto quello che può arricchire l’esperienza del tuo cliente, è una buona idea. Vendi dei servizi? Un sito web, eventualmente associato a dei corsi online o ad un blog è un ottimo modo per arrivare al tuo cliente in target, anche grazie all’indicizzazione di internet e alla SEO.

EP.07: I 3 MOTIVI PER CUI NON DEVI AVERE UN SITO WEB (E I 3 MOTIVI PER CUI DEVI AVERLO)

Ascolta “007: I 3 motivi per cui NON devi avere un sito web (e i 3 motivi per cui devi averlo)” su Spreaker.

E’ il 2021 e ancora non hai un sito web? La scelta di avere un sito web proprio non è diretta conseguenza dell’avere un’attività. Oggi scopriamo insieme quando è necessario avere un sito web e se, in alcune circostanze, possiamo farne a meno.

Quando NON mi serve un sito web?
Il primo caso in cui non ti serve un sito web, è quando non hai chiaro il piano d’azione.
O meglio, la tua strategia per conseguire il tuo obiettivo.
Infatti, quando realizzi il sito web per la tua attività una delle cose che devi avere chiare è l’obiettivo che ti spinge a realizzarlo. Vuoi permettere ai potenziali futuri clienti di sapere cosa fai? Vuoi aprire un negozio online? Generare ingressi con le affiliazioni? Vendere i tuoi servizi attraverso il tuo sito? Qualunque sia la ragione che ti spinge a realizzare il sito per la tua attività, è molto importante che tu ce l’abbia sempre chiara in mente, in modo che ti guidi nelle grandi e piccole scelte che dovrai fare per creare il tuo sito.
Il secondo caso in cui non ti serve un sito web è quando non hai ancora definito il tuo brand. Infatti, un sito web è un po’ come una scatola che noi andiamo a riempire di contenuti ed elementi interessanti per chi ci segue. Non aver chiaro quali saranno quei contenuti significa impossibilità di essere consistenti, e quindi non si riuscirà a dare al sito quell’aspetto coerente che il nostro target sta cercando. Quindi, in questo caso, se non hai ancora qual è la tua mission, la tua vision, i valori del tuo marchio, il tono di comunicazione e tutto quello che compone il tuo brand, ti consiglio di non realizzare ancora il tuo sito web e aspettare di averlo definito bene prima di aprire il tuo sito web.
Il terzo caso in cui non è necessario un sito web è quello in cui non hai intenzione di investire sul tuo sito. Sembra banale, ma ci sono in giro molti siti che vengono abbandonati a se stessi e che quindi diventano obsoleti, non solo non risultando più di qualche utilità quando si tratta di pubblicizzare quello che fa un’attività, ma spesso anche risultando proprio obsoleti nella maniera di esporre le cose e di organizzare i contenuti. Un sito web ha bisogno di essere alimentato, gestito, condiviso, reso un utile strumento di marketing perchè abbia un senso. Se ancora non è per te il momento di investire su questi aspetti, è meglio lasciare ad un secondo momento l’apertura di un sito web.

Quando serve un sito web?
Se sei arrivato fin qui, ti starai chiedendo se esistono anche dei casi in cui un sito web serve.
Risposta affermativa! Vediamo insieme quali sono.
Il primo caso è quello in cui tu voglia promuovere uno o più servizi che offri. Qui sarà importantissimo parlare della propria attività attraverso un canale dove la gente possa conoscere meglio i vari aspetti di quello che fai. Puoi usare un blog per questo, oppure un canale Youtube. In tutti i casi, integrando il tuo canale di comunicazione nel tuo sito, otterrai un flusso di traffico che deriva da quelle persone che cercano quello di cui parli nei tuoi video o nei tuoi articoli. Il risultato, come potrai immaginare, sarà quello di avere persone estremamente interessate a quello che fai, che scelgono di seguirti per conoscerti meglio come professionista di un determinato settore e con i quali potrai instaurare una relazione che li porti a diventare tuoi clienti.
Il secondo caso in cui è una buona idea avere un sito web, è quando vuoi vendere dei prodotti fisici e hai deciso di espandere il tuo raggio di mercato. In questo caso, le giuste piattaforme integrate tra loro ti permetteranno di avere un negozio online che i tuoi clienti potranno usare per ottenere i tuoi prodotti. Mi raccomando, anche in questo caso, è importantissimo fare uso di parole chiave e annunci sui motori di ricerca e social come strumenti indispensabili per posizionarti sul mercato a cui ti riferisci.
Il terzo caso è quando vuoi proporre servizi o prodotti online; il riferimento è a corsi online o prodotti digitali
(software, licenze e quant’altro) che produci e che stai pensando di vendere ad un pubblico più ampio. Anche in questo caso il tuo posizionamento sarà fondamentale e dovrai assicurarti di avere un brand forte per poi agire con annunci e parole chiave per generare traffico e portare nuovi clienti alla tua attività.
C’è anche un quarto caso, che è quello delle affiliazioni: vendere prodotti di grandi compagnie ricevendo una commissione sugli acquisti che passano dal tuo sito. Personalmente trovo che questa casistica sia valida solo nel caso in cui si promuovono strumenti o servizi che possono essere d’aiuto al servizio o all’attività che offriamo.

Conclusioni
Non sempre è necessario un sito web, ma se hai chiaro il tuo obiettivo e il piano per raggiungerlo, se hai il tuo brand ben definito e se hai intenzione di dedicargli tempo ed energie perchè cresca, allora non solo diventa necessario, ma anzi è uno dei migliori investimenti che puoi fare.
La prossima settimana entreremo nel dettaglio con una puntata in cui parleremo di come capire di che sito web abbiamo bisogno a seconda del tipo di attività che svolgiamo. Se sei artigiano, hai un negozio di prodotti fisici, hai un’impresa che offre un servizio o sei un artista che vuole promuoversi, non puoi perdertela.
Mi raccomando, non mancare!

EP.06: COME TROVARE NUOVI CLIENTI IN 5 PASSI (DA METTERE IN PRATICA OGGI STESSO)

Ascolta “006: Come trovare nuovi clienti in 5 passi (da mettere in pratica oggi stesso)” su Spreaker.

In tanti se lo chiedono: come faccio a trovare nuovi clienti? In questa puntata arriveremo al nocciolo di questa domanda: racconterò la mia esperienza personale e cinque tecniche con cui trovare nuovi clienti.

Dobbiamo pensare che, quando parliamo di clienti, parliamo di relazioni, di professionalità e di conoscenza. Le relazioni sono necessarie perchè, anche se non necessariamente in prima persona, il nostro cliente deve sempre avere la sensazione che ci sia cura e attenzione per il lavoro che produciamo con lui. A volte questo aspetto viene molto sottovalutato; si pensa che, siccome si pubblicizza un determinato prodotto o servizio, le persone debbano automaticamente comprare. La realtà però è ben diversa: ben il 68% dei consumatori secondo Hubspot riferisce che sarebbe disposto a pagare di più servizi e prodotti di un brand che offre un’ottima esperienza ai propri clienti. Questo significa che la percezione finale della relazione con il nostro brand è quello che lo posiziona al primo posto nella mente del consumatore. Quindi, il primo punto chiave di qualunque ricerca di nuovi clienti deve essere la volontà di stabilire con loro una relazione positiva e solida.

Se poi ci addentriamo nelle strategie che si possono applicare, una delle più conosciute è sicuramente la pubblicità online. In questo caso facciamo riferimento ai principali strumenti di ricerca che permettono di impostare campagne di marketing. Google e Facebook, Youtube o lnstagram. In questo caso avremo potenziali clienti che vengono condotti direttamente a una determinata pagina del nostro sito, e questo potenzialmente ci aiuterà a far sì che diventino parte della nostra audience di newsletter, ad esempio. In questo senso, e qui viene il un altro aspetto chiave, sarà importantissimo avere un sito web in grado di convertire i clienti attraverso un copyrwriting adeguato, un layout funzionale e un sito web che sia tecnicamente all’altezza del compito che deve svolgere.

Sempre all’interno del nostro sito internet, e parliamo qui del terzo punto, possiamo dare un’idea di come facciamo il nostro lavoro. Questo lo faccia mo attraverso un blog, un podcast o video gratuiti. Possiamo anche rivolgere il nostro contenuto, i nostri articoli, a un blog o una testata esterna, posizionandoci in questo modo come esperti in un determinato settore. Perché questo è importante? Poiché in questo modo possiamo essere visti come professionisti di un determinato settore, e dunque acquisire credibilità e fiducia da parte dei nostri clienti.

Altro punto importante è quello di dare una prova dell’affidabilità, della professionalità e della validità del servizio o del prodotto di un marchio. In questo senso, possiamo agire in due modi differenti a seconda che produciamo qualcosa o che offriamo servizi. Se proponiamo servizi, possiamo dare prova in omaggio della nostra professionalità, per esempio attraverso eventi gratuiti online, corsi o minicorsi in tema con la nostra attività, o anche incontri l-to-1 per dare indicazioni a chi ha un problema per il quale possiamo avere una soluzione. Nel caso di prodotti, invece, potremmo proporre una prova gratuita, lasciare un piccolo campione omaggio o ancora organizzare eventi per far conoscere l’utilizzo del prodotto che vendiamo. In tutti i casi, come vedete, anche qui la relazione con gli utenti finali è imprescindibile.

Infine, il quinto punto imprescindibile, è il valore. Possiamo vedere questo tema sotto due luci differenti. La prima è proporre servizi, prodotti e in generale contenuti di valore. In questo modo si crea una percezione reale di professionalità e fiducia che spingono l’utente a trasformarsi in consumatore. Quindi, la prima cosa da fare è proporre qualcosa che sia realmente di valore per chi ne usufruisce. C’è poi anche un secondo aspetto, questa volta di forma con la quale si presenta il proprio prodotto o servizio, e qui veniamo al cuore del quinto punto. Se è vero che è importante avere un prodotto o un contenuto di valore, è altrettanto importante dare valore al proprio contenuto. E’ qui che entra in gioco il brand design, perchè è proprio a questo che serve. Non basta infatti offrire qualcosa di valore per posizionarsi al primo posto nel sentire del proprio cliente. Bisogna anche sapere bene come comunicarlo, come trasmetterlo, come far passare il valore che questo prodotto o servizio ha in modo che sia recepito e compreso da chi può averne bisogno. Per questo il brand design si occupa di tanti aspetti come definire il tono di un brand, definirne l’aspetto grafico incluso logo, sito web e grafiche di presentazione, la missione la vision, la filosofia … Tutto questo è finalizzato a dare al cliente finale un’esperienza che possa fare la differenza, e che anche di fronte a cento altri marchi che producono la stessa cosa, la scelta ricada sempre sul nostro.

EP.05: TUTORIAL LOGO DESIGN: COME CREARE UN LOGO DI IMPATTO [BONUS: SCARICA IL DESIGN FINALE!!]

Ascolta “005: Tutorial Logo Design. Come creare un logo di impatto [BONUS: Scarica il design finale!!]” su Spreaker.

Questa puntata sarà un po’ diversa dal solito: metteremo le mani in pasta, e seguiremo insieme il processo che normalmente uso per realizzare un logo professionale. Partiremo dal brief iniziale, passeremo per gli sketches per poi arrivare al logo finito passando per palette di colore, vettorializzazione e tutti quegli elementi che danno coerenza ad un brand.
Sarà una puntata super pratica, con tanti consigli, spunti e idee … se vorrete, potrete vederla anche su youtube, al profilo di Here. Now. Flow.

FASE 0: LOGO BRIEF
Si parte sempre da un brief iniziale, ovvero il riassunto del brand. Bisognerà capire bene cosa comunica un brand, come vuole porsi sul mercato, qual è il suo target, qual è la sua mission.
Per entrare nel vivo del processo, useremo un brief tratto da .@thebriefclub. “CLAYRA. Uno studio di ceramica che richiede un logo e una card di ringraziamento”.
Come prima cosa, in questa fase creiamo una mappa mentale. Solitamente parto sempre mettendo al centro cosa fa l’attività, per poi andare a collegare parole chiave relazionate con la parola principale. Questo mi permette di creare delle connessioni, di capire da che parte sto andando, e di selezionare le parole che mi servono per le fasi successive.

FASE 1: SCHIZZI INIZIALI
Per questa parte uso la matita e la gomma, perché mi permette di essere molto più creativa. Non importa saper disegnare, quello che conta è essere pazienti e annotare tutte le idee che vengono in mente. Non ci sono limiti, qui diamo spazio all’esplorazione!
In questo momento ci stiamo focalizzando sull’idea, su cosa il marchio vuole comunicare. E’ per questa ragione che tornano utilissime le parole trovate durante la mappatura della fase precedente, perché in questo modo so cosa andare a disegnare e cosa approfondire.
Una volta che ho trovato un logo che mi soddisfi ( o anche di più!) è l’ora di passare alla fase successiva.

FASE 2: PALETTE DI COLORI
Solitamente a questo punto, prima di vettorializzare, passo per la definizione della palette di colori. Ci sono tanti modi per trovare i colori più adatti. Possiamo andare per esempio su colorhunt.co per trovare una palette adatta al logo che abbiamo disegnato e alle nostre parole chiave. Fatto questo, definiti i colori, possiamo vettorializzare.

FASE 3: VETTORIALIZZAZIONE
A questo punto porto il disegno su illustratore comincio a copiarlo. In questo modo mi rendo anche conto di eventuali dettagli che non mi piacevano e li correggo, oppure aggiusto le proporzioni.
Ovviamente qualunque programma si scelga, è indispensabile padroneggiarlo perché questo rende tutto più semplice.
Una volta finito il disegno del logo principale dovrò occuparmi di tutti gli elementi che lo compongono e che, più in generale, sono associati al mio brand.

FASE 4: GLI ELEMENTI ASSOCIATI AL LOGO
Arrivata qui avrò il mio logo, la mia palette e una serie di disegni scartati. Ecco, sono proprio questi gli elementi che mischierò per realizzare un logo secondario e delle varianti al logo principale. Posso anche decidere di realizzare un pattern usando le iniziali del brand, oppure il logo ripetuto, o ancora dei motivi astratti.
L’importante è che tutto questo sia coerente in termini di stile, colori e più in generale di vista d’insieme. Una volta che è tutto pronto, passerò a preparare una guida allo stile di brand, utilizzando questi diversi elementi per dare un’idea suggestiva di come vengono usati per rappresentare il marchio.

FASE 5: PRESENTAZIONE FINALE
La presentazione finale conterrà il logo principale, il logo secondario, le diverse varianti di logo, gli elementi di brand e la palette, i font associati al brande degli esempi di contesto, socia I media o simili. Il tutto è raccolto nella guida allo stile di brand che presenterò al cliente finale. Bisogna ricordare anche che c’è anche la brand guideline completa, che invece tratta più nel dettaglio le modalità d’uso del logo, dei colori, delle varianti, dei font e così via. La guida allo stile di brand è più sintetica, illustra soltanto i grafismi e i font e come si possono colorare rispettando la palette scelta.
Questo è come generalmente finisce il processo di disegno di un logo. Cliccando qui sotto troverete il link per scaricare l’esempio di brand style guide che abbiamo creato insieme.
A presto!

EP.04: QUANTI TIPI DI LOGO ESISTONO E COME DARE UN VOLTO AL TUO BRAND

Ascolta “004: Quanti tipi di logo esistono e come dare un volto al tuo brand” su Spreaker.

Se ci guardiamo intorno, in un momento qualunque della giornata, scopriremo di essere circondati da decine di loghi differenti. Questo accade perché siamo letteralmente circondati da oggetti “parlanti”, ognuno dei quali comunica la propria realtà, dandoci infinite informazioni al di là di un semplice simbolo. Per questo si dice che una compagnia senza logo è come un uomo senza volto. Un logo è infatti in grado di raccontare la storia della compagnia, e di far percepire al consumatore quel valore aggiunto che lo porta senza esitazioni a scegliere un prodotto invece di tanti altri.
li logo può essere organizzato in differenti modalità, a seconda di come uniamo le lettere e i simboli che lo compongono.

LOGOTIPO Un logotipo si trova in tutti quei casi in cui il marchio sceglie di usare soltanto la tipografia per rappresentare il suo nome. Può essere:

  • calligrafico: un esempio è Coca-Cola, in questo caso abbiamo una calligrafia a mano. li logo calligrafico si trova soprattutto in marchi a stampo prettamente femminile, per esempio di abbigliamento.
  • con serif. è il caso di Zara o Sony. Parliamo di serif (grazie, in italiano) per indicare delle lettere che terminano con degli allungamenti perpendicolari al tratto. Quando si tratta di loghi, i caratteri con grazie vengono usati per indicare marchi di lusso.
  • sans serif. è il caso di Google, per esempio. Si distingue perché, a differenza della tipologia precedente, qui i caratteri terminano senza allungamenti. La scrittura sans serif si usa con marchi che vogliono comunicare semplicità, o talvolta anche per marchi riferiti al mondo dell’infanzia.
  • con giochi tipografici: in questo caso, alcune lettere vengono sostituite da simboli che richiamano il marchio stesso.

IMAGOTIPO Parliamo di imagotipo quando troviamo un simbolo unito al testo, un disegno con la tipografia. Lo abbiamo visto tante volte, in vari casi diversi. Nestlè, ad esempio, usa l’immagine sopra al testo. Spotify invece, mette il simbolo alla sinistra del testo. Andro id, infine, mette il simbolo sulla destra della scritta. Generalmente, la posizione a destra è quella meno comune.


ISOTIPO Questa tipologia è riservata solo alle marche molto, molto conosciute sul mercato. La ragione è che in questo caso ci si riferisce solo all’uso del pittogramma, ovvero del simbolo, e ovviamente per questa ragione dobbiamo già conoscere molto bene il brande associarlo in maniera immediata al suo marchio di riferimento. E’ l’esempio di Twitter, Appie, Nike e così via. Le applicazioni digitali ricorrono all’uso di pittogrammi. La ragione è che compaiono come icone diverse volte sotto la vista del consumatore, che in questo modo impara a riconoscerli velocemente.


ISOLOGO Questo è l’ultimo caso. Qui, il simbolo e le lettere sono combinati in un’unica immagine e si utilizzano tutti insieme. Troviamo questo tipo di logo nell’industria alimentare in senso lato e nelle bevande. La ragione per cui vengono utilizzati per questo settore è di tipo storico: questi simboli infatti provengono da vecchie illustrazioni modernizzate e riconvertite in loghi.
Volendo entrare più nel dettaglio, scopriamo che quando si disegna un brand non è sufficiente fermarsi al logo principale. Ci sono infatti molti altri elementi che ne determinano la riconoscibilità, e fanno sì che il marchio sia riconoscibile e coerente nella sua comunicazione. Vediamoli insieme.

  1. LOGO PRINCIPALE Questo è il logo principale del marchio, quello con cui si vuole far distinguere. Deve essere in versioni diverse, non solo con il colore principale del marchio, ma verosimilmente anche con il bianco e il nero.
  2. LOGO SECONDARIO Questo logo viene utilizzato come alternativa, ad esempio nel packaging, dove può essere necessario ripetere diverse volte il logo. In questo caso, si utilizzerà il logo principale nella posizione più visibile, mentre il logo secondario in posizioni un po’ più nascoste.
  3. VARIANTI DI LOGO In questo caso avremo a che fare con loghi che possono servire per adesivi e oggettistica in genere, che richiamino il marchio ma siano più sintetici del logo principale. Solitamente in questo caso è sufficiente dargli una sola palette di colore.
  4. ELEMENTI DI LOGO Questi sono tutti quei simboli che non rientrano nel logo principale, ma che sono unici e caratteristici del marchio e si possono usare nella comunicazione, nel packaging e in tutte le occasioni in cui sia necessario identificare qualcosa come relativo ad un determinato marchio.
  5. PATTERN DI BRAND Qui ci si riferisce a una trama, un disegno composto da elementi di brand che si ripetono e che vogliono dare un senso di coerenza, di completezza all’immagine del brand. Lo troviamo sulla carta da regalo brandizzata, sulle shopper o su qualunque altro oggetto utilizzato dal marchio per generare un senso di affiliazione.

In ultimo, tre consigli per scegliere il logo giusto. Premesso che un logo deve derivare da un lavoro approfondito sul brand (e se non l’avete ancora fatto, vi consiglio di scaricare la mia guida su come impostare la strategia di brand per costruire un logo efficace e duraturo al link httP.s://herenowflow.com/brand-logo), bisognerà innanzitutto partire da cosa si sta offrendo, qual è il target dei consumatori a cui ci si rivolge, come si vuole comunicare e quali sono i canali della nostra comunicazione. li logo giusto sarà quindi una sintesi di tutti questi aspetti, e come abbiamo visto non potrà essere uno solo, ma dovrà costituire un sistema che permetta al consumatore di immergersi nella filosofia del nostro brand.


Ecco quindi le tre linee guida (più una) per disegnare un logo di successo:

  • semplicità, infatti non solo in questo modo diventa identificabile e facile da ricordare, ma così facendo sarà più facile adattarlo a supporti più piccoli e che quindi naturalmente perdono dettaglio
  • supporti e tecniche di riproduzione, vanno tenuti in considerazione per poter proporre un logo che sia adatto al mezzo con il quale lo condivideremo. Un logo da stampare su un supporto di due metri quadri sarà differente da un logo da usare come icona di un sito
  • palette di colori, va studiata e individuata fin dall’inizio. In via generale, meglio non andare oltre i cinque e fare in modo che stiano bene l’uno con l’altro. Per creare una palette, un modo efficace è selezionare una foto adatta a rappresentare il vostro brande da quella estrarre i colori. In questo modo avrete dei toni che stanno bene tra loro e che possono facilmente adattarsi al vostro marchio.
  • al di là delle mode, è bene ricordare che un logo deve essere capace di andare oltre il tempo. Un logo ben fatto, è per sempre.

EP.03: QUALI ELEMENTI USARE PER COSTRUIRE UN BRAND EFFICACE E DURATURO

Ascolta “003: Quali elementi usare per costruire un brand efficace e duraturo” su Spreaker.

Quando si imposta un brand è fondamentale usare un linguaggio coerente e dare significato concreto ad aspetti ben precisi che si vogliono evidenziare. Come abbiamo visto, il brand è un insieme di fattori che a 360 gradi individuano univocamente un determinato marchio e lo collocano in maniera ben precisa nella percezione del consumatore, dei competitors ma anche di chi opera attivamente nella realizzazione del prodotto o nell’erogazione di un servizio. Nella puntata di oggi avremo come focus gli elementi che compongono un brand, per comprenderli da vicino e capire come possono aiutarci a delineare le caratteristiche del nostro marchio.


Filosofia di Brand: è la domanda fondamentale, quella che già dalla notte dei tempi prendeva posto prepotentemente nel sentire dell’essere umano. Chi sono io? E, nel nostro caso: chi è la nostra azienda? Cosa fa? Ma soprattutto, perchè esiste? Possiamo ripercorrere queste tre domande per arrivare al cuore della sua ragione d’essere. Un metodo efficace per capire il nostro perchè, ciò che ci muove, è partire dalla situazione oggettiva -sarebbe a dire, cosa facciamo, il prodotto o servizio che offriamo e il lavoro che facciamo. Una volta individuato questo, si può passare ad individuare il nostro come, ovvero la maniera in cui noi facciamo quello che facciamo. Può trattarsi di un approccio differente, studi interdisciplinari che si uniscono, materiali innovativi o tecnologie all’avanguardia. La maniera in cui noi facciamo qualcosa ci distingue nettamente da tutti coloro che fanno la stessa cosa in modo differente. Un esempio? Prendiamo due calzolai, entrambi che producono artigianalmente scarpe su misura. li primo potrebbe avere un’attenzione particolare alla salvaguardia degli animali e utilizzare solo materiali 100% vegan, mentre il secondo potrebbe realizzare i suoi prodotti solo con pellame di prima qualità scelto per le sue proprietà uniche e sofisticate. Entrambi producono scarpe, ma la maniera in cui lo fanno è radicalmente differente. Da questa situazione possiamo quindi risalire al perché della nostra attività: forse perché vogliamo avere un impatto positivo sulle generazioni future? Oppure perché vogliamo che i nostri clienti si sentano contraddistinti da un capo di altissima qualità? In tutti i casi, il nostro perché include anche la storia del nostro brand ed è la ragione ultima per cui il consumatore finale sceglie il nostro prodotto.


Vision e Mission: questi due termini vengono spesso usati per parlare di brand, ma spesso si usano termini difficili per spiegarli e si fatica a capirli. Proviamo a renderla semplice. Immaginiamo di partire per una camminata in montagna. La nostra vision è quello che ci muove, la ragione che ci spinge a intraprendere questo cammino. Forse perché vogliamo sentirci parte della Natura? O perché vogliamo godere del meraviglioso panorama che vedremo una volta arrivati? O ancora perché vogliamo allenare il nostro corpo? O perché vogliamo dimostrare al mondo che si può scalare una montagna senza fatica? Tutte queste cose sono il motore, la vision del nostro brand. La missionè il “come lo faremo”: come ci attrezzeremo per arrivare fin lì? Quali strumenti porteremo con noi? Quali conoscenze? Tutte queste domande delineano la nostra mission.


Promessa di Brand: si tratta del beneficio ultimo che otterrà il consumatore che si rivolgerà al nostro marchio. La caratteristica fondamentale della promessa di brand ideale, è che sia coerente con ciò che offre il prodotto o il brand stesso. Questo è fondamentale: è importantissimo capire bene cosa promettiamo a chi sceglie il nostro marchio, poiché solo così possiamo continuare ad essere coerenti nel tempo e a non deludere chi si rivolge a noi. Attenzione: non vale parlare del beneficio come del “più bel prodotto” o del “più performante”. Immaginiamo sempre di esprimere un beneficio sapendo che c’è chi può tranquillamente affermare il contrario. Per esempio? Non posso essere “l’insegnate di pianoforte che ti insegnerà a suonare con i giusti esercizi”, perché chi direbbe il contrario? Invece, posso essere “l’insegnante di pianoforte per adulti che vogliono imparare a suonare il jazz con i giusti esercizi”, e così ho individuato bene qual è la promessa (e tra l’altro, parliamo anche di target e di nicchia, ma questa è un’altra storia … )


Brand Experience: in questo caso, parliamo di uno status privilegiato del brand nella mente del consumatore. L’esperienza di brand è quella che porta a formare le cosiddette “tribù di brand”, che portano un gruppo di persone a sentirsi unite dagli stessi valori che condividono con uno specifico brand. Nel tribal marketing, come si definisce, troviamo storie, associazioni intangibili e simboliche che uniscono persone differenti in nome agli stessi ideali, valori e obiettivi.


Valori di Brand: sono i valori del proprietario del marchio, che sono anche uno strumento chiave nel trasmettere una percezione chiara ai consumatori. Sottolineano perché e in che modo un determinato brand fa ciò che promette. Ad esempio? Avere come valore la puntualità, per un marchio potrà voler dire impostare la consegna del proprio prodotto in maniera efficiente e impeccabile, in modo che il consumatore sia soddisfatto della rapidità e precisione di consegna. In questo caso possiamo immaginare il marchio come un essere umano. Qual è il suo modo di comunicare, quale il suo tono di voce, quali le scelte a livello aziendale per sposare i suoi ideali? Tutto questo fa parte dei valori del brand, che vanno ad influire in modo sostanziale sul tono di voce vero e proprio di un marchio. Potenzialmente, più è forte e più il consumatore sarà pronto per acquistare nuovi prodotti dello stesso marchio. Il rovescio della medaglia, in questo caso, è che non è facile cambiare la percezione di questo tipo di parametro, perciò è difficile che una volta deluse le aspettative del consumatore si possa tornare a proporgli nuovi prodotti o servizi.


Storia di Brand: è ciò che dà un senso al marchio e definisce cos’è e cosa fa la nostra attività. La storia di brand si propone di creare un legame emotivo unico con il consumatore, rivelando in modo chiaro l’essenza di un prodotto e le ragioni della sua esistenza. Essendo uno dei pilastri di una corretta strategia di brand, ne parleremo prossimamente qui nel podcast e gli dedicheremo una puntata!

EP.02: ANATOMIA DI UN BRAND: COME CREARLO E QUALI SONO I 6 ELEMENTI CHIAVE

Ascolta “002: Anatomia di un brand: come crearlo e quali sono i 6 elementi chiave” su Spreaker.

Nella scorsa puntata abbiamo visto cos’è il brande perché per l’essere umano lasciare una traccia è così fondamentale. Una domanda sorge spontanea: com’è fatto un brand? Oggi vedremo insieme da cos’è formato un brand e quali sono le parti che lo compongono.
Innanzitutto dobbiamo ricordare che possiamo vedere un brand come una firma che lasciamo attraverso il nostro marchio su quello che produciamo o sul servizio che offriamo. Se sei curioso di saperne di più, ti consiglio di dare un’occhiata all’articolo 001: Cos’è il brand design e perché è importante nel successo di un’attività
Il fatto che alla nostra “firma” si associ un intero universo, significa che il brand è fortemente relazionato a quello che i nostri consumatori, i competitors ma anche chi lavora con noi pensa dell’operato del nostro marchio.
Per questa ragione, tutte le parti che vedremo ora devono essere necessariamente in linea con quello che vogliamo trasmettere con il nostro brand.

  • Il primo elemento che lo contraddistingue, e forse anche il più conosciuto, è il logo. Un logo, un marchio di fabbrica o un’icona di brand sono strumenti caratterizzati dalla “semplicità”. Di fatto, un logo è l’unione di forme, colori, simboli e qualche volta anche lettere, resi “semplici” e portati al loro essenziale. L’obiettivo di un logo è simbolizzare i valori, la qualità e la promessa che un marchio fa nei confronti del mondo, inteso come consumatori, sostenitori, lavoratori e competitors. Una nota storica interessante è che in antichità il logo veniva usato per indicare le origini di una persona o di un oggetto per sottolinearne il valore attraverso la sua connessione con una famiglia o un luogo prestigioso. Ad esempio, veniva usato su stemmi, monete, filigrane, bandiere e incisioni su metalli preziosi.
  • Il secondo elemento di un brand è lo slogan, individuato da poche parole che si relazionano con il logo. Può evidenziare degli elementi unici del prodotto o del servizio, oppure riferirsi alla promessa che vuole mantenere con quello che fa. Spesso per questa parte è necessario usare il copywriting, ovvero una scrittura che susciti interesse attraverso l’uso del corretto stile di comunicazione.
  • Il terzo elemento è l’appello ai sensi. Se consideriamo che secondo uno studio condotto dalla Rockfeller University ben il 35% della nostra attenzione viene catturata dagli odori, è evidente che dobbiamo giocare con tutti i sensi per dare al consumatore un’esperienza indimenticabile. Infatti, un’esperienza che includa più sensi possibile è molto più efficace nel costruire un’immagine chiara di brand; è per questo motivo che assistiamo sempre più a marchi che puntano a far vivere indimenticabili esperienze ai propri consumatori, non necessariamente relazionate con il prodotto ultimo del loro operato.
  • Il quarto e quinto elemento del brand sono l’architettura di brande e le famiglie di brand. Se ci pensiamo, spesso troviamo associazioni tra differenti brand che ci fanno pensare alla stessa “casa madre”. Possiamo raggruppare questi brand in due modalità differenti. La prima è quella dell’architettura di brand, che consiste in diversi marchi che fanno però riferimento allo stesso. Un esempio? Microsoft, che include Word così come X-Box. Di fatto si verifica quando esiste un brand principale con un numero di sotto-brand separati, unici e specifici. Le famiglie di brand si trovano invece nel caso in cui un brand decida, dopo un certo tempo, di espandere i suoi servizi e includere nuovi prodotti. Un esempio famosissimo è la Appie, che fa uscire con costanza nuovi prodotti sul mercato, sempre correlati con il marchio principale.
  • Il sesto e ultimo elemento di un brand è formato da quello che viene definito branding interno ed esterno. Dobbiamo infatti ricordare che se è vero che il brand funziona per il consumatore finale e, più in generale, per il mondo esterno, questo è dovuto anche ad una forte coesione e adesione ai suoi valori da parte di tutti coloro che operano per rendere reale questo brand. Per questo motivo, condividere gli aspetti chiave della strategia di comunicazione di un brand con gli impiegati di un’impresa serve per sincronizzare la personalità di un brande i suoi valori, così come mantenere gli impiegati informati e coinvolti in nuove iniziative. In questa comunicazione interna, la parte visiva gioca un ruolo chiave: siti interni, newsletter mensili riservate agli impiegati, linee guida del tono di voce e del linguaggio di brand fino ad arrivare all’interior design degli uffici, sono tutti strumenti per rinforzare la percezione di un brand all’interno e, di conseguenza, all’esterno dell’impresa.

EP.01: COS’E’ IL BRAND DESIGN E PERCHE’ E’ IMPORTANTE NEL SUCCESSO DI UN’ATTIVITA’

Ascolta “001: Cos’è il brand design e perché è importante nel successo di un’attività” su Spreaker.

Per inaugurare il podcast Brand Design Consapevole, in questa prima puntata parliamo di brand design e della ragione per cui è tanto importante per un’impresa di successo.

Cos’è il brand design e perché ne abbiamo bisogno?
Per capire cos è il brand design, dobbiamo prima di tutto capire cos’è un brand.
Spesso si identifica il brand solo come alcune sue parti, come ad esempio un logo o un sito web. In realtà, un brand è molto più di tutto questo. Per capire perché per noi esseri umani è tanto importante il concetto di brand, partiamo da lontano. In particolare, andiamo a quando l’uomo primitivo lasciava segni visibili ancora oggi sui suoi oggetti per identificarne la proprietà. Facendo un salto temporale, anche nell’antico Egitto i faraoni lasciavano la loro firma tra i geroglifici che decoravano templi, tombe e monumenti. Per noi, oggi, il brand nasce da quel bisogno primordiale dell’essere umano di lasciare una “firma” che individua il suo nome e la sua reputazione, principalmente per distinguerlo (in meglio!) dalla concorrenza. Il brand, quindi, è oggi inteso come quel qualcosa che crea differenza facendo apparire un servizio o un prodotto diverso da tutto il resto.
Ora che abbiamo capito meglio cos’è un brand, possiamo addentrarci nell’esplorare cos’è il brand design.
Il brand design descrive il modo in cui un marchio sceglie di rappresentare visivamente la propria identità di marca al pubblico. Spesso, erroneamente, si crede che il brand design sia formato soltanto da elementi chiave del marchio come il logo, la combinazione di colori, la tipografia e altri componenti di design che lo portano a distinguersi dalla concorrenza e ad essere riconoscibile per i consumatori.
In realtà, oltre a questi elementi visivi dell’identità di un marchio, il brand design si riferisce anche a come un brand sceglie di esprimersi sia nel mondo digitale che in quello fisico; per intenderci, sia sui socia I media che nei negozi fisici, o anche nell’interior design degli spazi di un’attività o negli uffici aziendali.
Ecco che allora il brand design non riguarda soltanto l’aspetto estetico, ma va a definire i valori, le credenze e la personalità che distinguono un marchio dai suoi competitor.


Perché il brand design è importante?
Quando il brand design funziona, la strategia che proporrà creerà nella percezione dei consumatori l’idea che non ci sia nessun altro servizio o prodotto sul mercato che siano uguali.
Quindi, se un brand è in ultimo la promessa al cliente di avere coerenza nel proprio operato, creare il brand design è l’atto di creare un set di attributi fisici – un nome di brand, un’identità di brand, uno slogan, un’immagine- di pari passo con quelli attributi non fisici, come per esempio i benefici emotivi offerti dal marchio o i valori che quello stesso marchio condivide con il suo consumatore.
Con lo spazio digitale più affollato che mai, con molti marchi che hanno prodotti sempre più simili da un concorrente all’altro, il brand design può essere un elemento di differenziazione che può davvero aiutare un marchio a distinguersi e a far sentire il proprio messaggio.
Quindi, recapitolando: un brand è quel qualcosa che crea differenza facendo apparire un servizio o un prodotto diverso da tutto il resto della concorrenza. Il brand design si occupa di rappresentare la personalità di un marchio, i suoi valori e la sua immagine e diventa uno strumento potente nel plasmare l’atteggiamento dei consumatori verso il marchio stesso.
La sua importanza è data dalla necessità di un marchio di distinguersi dal resto, di differenziarsi e di farsi scegliere così “ad occhi chiusi” dal consumatore finale.